martedì 6 ottobre 2009

capitolo III. verso nuove avventure...

Le sue dita sembravano muoversi da sole, guidate da una forza oscura. Ziotomm stava tracciando il tragitto che lo avrebbe riportato sulla terraferma dove, in seguito, avrebbe potuto pensare alla sua nuova vita.

In seguito, appunto, perché per il momento il destino aveva in serbo altri progetti per lui e la sua nuova ciurma…

Un forte spiffero di vento insinuatosi sotto la porta della cambusa sollevò la polvere che gli finì negli occhi facendolo bestemmiare questo mondo e quell’altro…

“ma porc’ mo se ne va’, ma che cazz fa na pulèt’ mai ssa cazz d’ battan’? auard’ quanda polver!”

Si strofinò gli occhi che ancora bruciavano e quando li riaprì, vide tracciata in terra una mappa.

“ma che… quest n’è mic’ la strad’ p’arije a la cas’!”

Si avvicinò al pavimento per guardare meglio.

“wè zoticoni facciagialla, venete ambò qua! Chi cazz’a state a fa stu disegn?”

“nind’ Ziotomm n’a state niscune, quess lu vend l’ha fatt’!”

“ngul’ sa disegnà bone lu vend però! Qua ci sta scritte Rocca Marrocca. Che cazz’aè?”

Signor Ziotomm Rocca Marrocca è il paesello incantato dove vive quel zoccolone di Nica la Pica.

“ca fusce?” chiese Ziotomm incuriosito.

“na vot’ era na bella uaiona, dapù se n’a scite de cocce, abbijate a da li nummer’”

“se è pe quess a abbijate a da pure le firme, ciò ca trove ce mett sopr’ la firm!”

Ziotomm si alzò e avvicinandosi fronte a fronte a Venanzije disse: “eccheccazz c’entra Nica la Pica ngh’ me?”

Venanzije tremando arretrò di un passo e grattandosi la testa con lo stecco dell’arrostello, per dissimulare il terrore, disse: “mi sa che llù zoccolon’ sa dov’ puteme truvà la copia originale del “Cafone Templare” quella nghe l’autografo di cullù che l’ha scritto: Spotinson”

“che cosa?” tuonò Zitomm “ne me venet’ a dice ca llù muse de porc d’ Spotinson s’a mess a scriv li libbr’ ca me vaije a jetta a mmare. Awà se cullù è nù scrittore je so Robbin Udde”

“ma pecchè… lu cunìsc?”

“scine, ma avess preferit a nnù cunosce! Comunque è una storia vecchia e non mi va di raccontarla a voi” poi continuò a voce più bassa “cà tenete nu cervell come na nucell’” poi si voltò per uscire sul ponte dove venne seguito a ruota da Venanzije “sindambò Venà ma a che cazz ce serve llù libbre?”

“Ziotomm, dovete sapere ca ce sta na leggend, si dice che chi trova la copia origginale del libbro e lo legge tutto al contrario ardivenda lu chhiù fregne de lu monne e può domandare quello che vuole che tutti i suoi desideri si avvenaro”

“vuoi dire avverano, pezzo d’ignorante”

“sci sci, proprije quell!”

Evvabbò, nnè ca puteme capà, c’attocc’a ji a Rocca Marrocca” sivoltò verso i marinai stravaccati nella cambusa “in piedi maiali” urlò “pronti a virare di 45 gradi a tribordo, direzione Rocca Marrocca”

I marinai inquietati dal tono stentoreo si alzarono all’unisono e corsero ognuno alla sua postazione di manovra.

“vabbon’ va” chiuse Venanzje laconico “iemece a ddurmì ca dumà c’attocc’ a vedè llà svalvulat d’ Nica la Pica” poi concluse rivolto agli uomini “signori cari cupreteve bbè ca se quella vede ca purtet’ li mutanne bianche ve ce mett la firm sungim’”

“tranquillo Venà rispose qualcuno da poppa, li mutanne mije di sicur’ n né bianche!”

E con una grassa risata si concluse la serata.

Capitolo II

e il vento soffiò fumo nero e le montagne eruttarono lava

Era ormai calata la sera sul mare ormai calmo e su quello che restava della barca di 'Ndonie. Del cafone del villaggio non v'era più alcuna traccia.
I giovani ero della Compagia del Porciello, consci di dovere le loro vite al pirata Ziotomm cercarono di sdebitarsi invitandolo a cena a bordo della Battàcciasande.
All'inizio i quattro erano intimiditi dalla possente e leggendaria fiducia ma a poco a poco il vino e l'arrostello sciolsero anche le più ferme barriere e in breve tutti chiacchieravano allegramente come se si fossero conosciuti da sempre.
"Ciattè, 'cciasanda, me li vu' passa sti arrustell'?"
"Scine, scine, vabbò, ca non ci corre dietr' lu porkracken, nin t'incazza'!"
Solo Ziotomm pareva silenzioso e non si lasciava contagiare dall'allegria generale. a faccenda del latifondista ancora teneva la sua mente occupata.
"Nfra magnem' avem'a pensa' al nostro futur'" dichiarò all'improvviso con voce tonante (anche a causa dei pipindun' da poco ingeriti che tendevano a riproporsi) mentre si alzava in tutta la sua statura.
Proprio in quel momento un lampo incendiò il cielo e un tuono (che doveva fare?) tuonò.
"Ehhhhhhhh?!" chiese Venanzje
"Aua' Ziotomm, qua continua a tuona' ogni volta che pirl'. Vedi ca di' fa ca nin si capisc' nu cazz..."
Ziotomm fece quindi a tutti segno di tacere e si chinò sul pavimento per tracciare nella polvere il sunto del suo piano per assurgere a pieno diritto al ruolo di latifondista.

domenica 4 ottobre 2009

Anche Venanzije si fa le saghe!

Capitolo I

E venne il tempo in cui le acque ricoprirono le terre e il fuoco incendiò il cielo…



Venanzje Giustinson, primo del suo nome, rientrò tardi quella mattina, sporco e stremato, con il calcagno dolorante.
La pesca non era stata fruttuosa, di murielle neanche l’ombra, per non parlare dei pilùs. Cosa avrebbe detto al padre, cosa avrebbe dato da cucinare alla madre?
Non aveva voluto dare retta alle voci degli anziani pescatori del villaggio, che da giorni, ormai, non lo seguivano più per mare. Forse c’era qualcosa che si agitava nelle profondità marine, qualcosa di mostruoso che aveva allontanato il loro cibo dalle zone più pescose. "Venanzje, 'cciassanda! Non si riportat'nind manco sta volta!" fu il corale grido di disperazione dei genitori al ritorno del figlio.
Fu in quel momento che il pescatore capì che se voleva cambiare le sorti del proprio villaggio doveva agire.
Si recò quindi all'osteria del Porco Ripieno, luogo di ritrovo di tutte le anime coraggiose della zona. Di cosa fosse ripieno il Porco nessuno in realtà lo seppe mai dire. "Aem'a fa caccheccos' cumba!!" proclamò deciso Venanzje alla folla di bocce unte di grasso di posco e di arrostello. "FREEEEEEEEEEEEEEEECHETE!" fu la risposta generale. E tutti si accordarono per rivolgersi a donna Gggiuvin' Ciatteosdottir, l'indovina.
La donna si avvicinò al piatto di Venanziò, lo fissò intensamente per leggere i fondi degli arrostelli, rovesciò gli occhi all'indietro e iniziò a parlare con un accento stranierò:
"ma ti i lu fije d' Marcell lu casciamurta'r? mmhh... sindambò vhd d ndrasbrigatt a partì, ca m' sa ch'i fatte 'ncazzà cacchedun d'empurtand, e mo quoll te vo tajà ssa cocce d'agnill che t'artruve"
venanzio guardava la vecchia con gli occhi sgranati, mentre la fattucchiera tornava in se aveva capito le parole di morte pronunciate dalla vecchia. dunque qualcuno gli dava la caccia, ma perché? chi poteva aver fatto infuriare? lui, un semplice pescatore. insomma, a parte aver tagliato le reti a qualche peschereccio e aver rubato il pesce dalle retine altrui, non aveva mai fatto nulla, a parte quella volta che vide i pirati spartirsi il bottino rubato sulla nave del governatore e si fece pagare per non rivelare i loro nomi alle autorità. a parte queste piccole cose... era un cittadino modello.

Di ritorno dall’osteria, con le idee ancor più confuse di prima, Venanzje vide un gruppo di pescatori discutere animatamente con il cafone del villaggio e subito si avvicinò. - Ma allor’?! Se a pescà nin gi sta cchiù ‘nniend, che c’avem’ magnà?! - Ve l’avè dett, je, ch’er meje a zappà n’derr! Sete nu mucchj di pesciaroli di mmerda! Amme non m’aveta mai voluto dare retta, cciasanda! Mo stavamo belli belli a raccogliere l’aliva e ci potevamo scrofare pure n’uccun’ di fave e fasciul’…
A quel punto, Venanzje non ci vide più. Si avvicinò al contadino e gli disse: tu sì l'ut'm ca d'à parlà! Aricurd't ca sì calat' quà abball' quand' ha fatt' la pien' lu fium'!
L'atmosfera era tesa, e uno dei pescatori, riconosciuto il giovane Venanzje, gli disse: uagliò, ndì 'ncazzà. Ca quà stem' tutt' a scherzà! Assitt't nghè nu e facem'c ddù rim'
E l'intero gruppo partì con la più bella serie di osterie che il mondo tuttoggi ricordi: Osteria numero setteeeee: il salame piace a fetteeeeee, ma alle donne caso strano il salame piace sano, dammela a me biondina, dammela a me biondaaaaaaaaa
Venanzje era troppo giovane per capire, ma in quel momento aveva conosciuto delle persone che lo avrebbero accompagnato in questa sua lunga e pericolosa avventura...Di fatto, si era appena formata quella che, secoli a venire, sarà ricordata come la Compagnia del Porcello: Venanzje Giustinson, Marje Leonzioson, Ciatteè Fruttivendolson e Camill Billicapillsson.

Venanzje riuscì a convincere i suoi compagni ad andare alla ricerca del pirata chiamato "ziotòmmm", un tipo dall'aria poco raccomandabile che navigava i sette mari in lungo e in largo a caccia di supporti ottici e materiali per fumatori (ma soprattutto, navigava perché non aveva voglia di lavorare).
fu così che la compagnia del porciello (sì, la i ci va) partì sulla battana di Venanzje Giustinson alla ricerca del più valido alleato disponiblie sulla piazza, per poter combattere il grande mostro marino o almeno per scoprire che cosa cazzo andava trovando da lui.
venanzje:"Ciattè, molla!"
Ciattè: PPpprrrrrrrrrrr
Venanzje: "la cima... cujò!"
e così a bordo della battana chiamata "Battàcciasande" i nostri eroi presero il largo.

Ma 'Ndonje Mastrocolason, il cafone del villaggio, non si diede per vinto.
Tornato a casa, ancora scosso dall'alterco con Venanzje, si rivolse alla moglie: -Donna, livete d'annanz c'adeng da partì!
- 'Ndonje, nin cumbinà strunzat'! Tieni famiglia!
- Livete d'annanz, te so dett'!
Afferrata la borsa degli attrezzi, un mucchietto di fave secche e un misero pastrano da campo, 'Ndonje uscì di casa diretto al molo del villaggio e, salito sulla prima barca che si trovò davanti, prese subito il largo all'inseguimento di Venanzje e dei suoi compari del porciello, urlando al vento: Ji so' cafoooooooooone, nin so' cujooone...

Erano ormai trascorsi due giorni da quando la Battàcciasande aveva lasciato il porto con a bordo la Compagnia del Porciello.
"Venà quanDo ci manghe?" chiese Ciatteè Fruttivendolson.
"E che cazz' ne sacch' jè?" rispose francamente il nostro eroe.
"A ma perché 'ndò jè che jem' scusate eh" fece notare educatamente Marje Leonzioson che non brillava certo per acume, né per senso dell'orientamento, ma una volta tanto l'aveva detta giusta.
I quattro giovani eroi si guardarono fra loro disorientati.

"Nave a babordo, capità!" fece proprio in quell'istante la voce di Camill Billicapillsson, quarto membro della compagnia, che aveva deciso di contribuire al viaggio facendo da vedetta.
"Ah, shtapposth, ma qual è babord'?" chiesero in coro gli altri tre.
"Boh!" ammise Camill
"Shtapposht!" commentarono di nuovo e si sporsero oltre il parapetto in tempo per vedere il profilo di una nave che si stagliava all'orizzione.
Non potevano immaginarlo, ma un grade pericolo incombeva su di loro.
marje Leonzioson: "a me mi viene da vomitare"...
"Marije, n'abbià, eh? Schiaff't ddù dit 'mmocc', no?"

Chino sulle grige e gelide acque adriatiche, tra spasmi e rantoli, Marje nota una oscura sagoma, immensa, in rapida emersione verso la chiglia della Battàcciasande. -'Ngule uagliò! Ci stà mobbidic la bbalena bianca ecche sott' - Ma quale mobbidic e mobbidic, Marje, chi ti si bbivut mandmane?Auà, ca t' so vist affà colazione coll'aurum. Grazie ca sti'vvumetà! - Addavere, Venà, Marje t'è raggion', quell' è lu Kraken, anzi, lu Porkraken, è cchiù gross'! - Emmò, checcazz, c'accundem'?!Di tempo da perdere ce n'era ben poco, col Porkraken non si poteva scherzare.
In tutta la storia della marineria non aveva mai perdonato gli sventurati che vi si imbattevano.
Marje, ancora sconvolto dai conati, chiamò a se' i suoi compagni e disse loro:
-Uagliò, quà ngì sta temb' da perd'. Pijete la fiocin'!
-Marje, scus' ma me le sò scurdat' a la cas'
-Sì 'nu cujon' Ciattè! E mò coma li peschem' lu Porkraken?
-Auà Marje: Ciattè sarà pur' nù cujon', ma aricurd't ca li cujon vann' a coppij'. Lu Porkraken n'ij è mic' nu pesc'!
-Vabbò Venà! Allor' arijemec'n a la cas' cà se s'incazz lu Porkraken nin c'aricunosc'n mang' da l'imbront' di li dint'!
-e se ji tirem' ddù pallott'?
-Camì, si chi è? La prossima vot' statt' a la cas, sa dì dic' ste strunzat' I nostri eroi non potevano sapere che il Porkraken stava ascoltando i loro discorsi...
e mentre discutevano sulla murata di babordo, non si erano accorti che un enorme tentacolo, dotato di innumerevoli ventose, aveva abbracciato la Battàcciasanda sporgendo pericolosamente verso di loro da tribordo e l'occhio posto alla sua estremità li scrutava divertito e crudele.
-"venà ma allor' ca t'nem a fà? ce n'arjème a la cas o no? miche pe ccacos e che a me mi tiene ancora vomitato"
Venanzje si volta per guardare Marje e mandarlo rispettosamente a fare in culo, ma si blocca vedendo un occhio di troppo.
- "o cumbà ve lù ere dett 'j ca nentenavaam da magna li pependun jir sere... mo tengo le allucinazioni. come la mettiamo? che robba è quella cosa che mi fissa?"
- "MANNACCIASANDE quess aè lu kreker!"
- "scine addavere lu kreker, si che ffa? spalmece sungim' tutt' ssi cazzate ca stti dice...."
mentre Ciattè e Marje disquisivano sulla corretta pronuncia del nome del mostro, questi si avvicinava a Venanzje con aria concupiscente lo avvolgeva in un abbraccio mentre le ventose si appiccicavano su di lui.
-"ma mannacciasanda di tutti li kraken de lù monne, quello pederasta proprio a me doveva capitare!"

"Ahahahaha!" rise 'Ndonje Mastrocolason, il cafone del villaggio, vedendo all'orizzonte la nave in difficoltà. "Ve l'avev'dett jè ca cultivà la terra jer cchiù sicur che i' pe'mar'!" commentò soddisfatto riconoscendo nella nave la sagoma della Battàcciasande, se non altro per l'inconfondibile polena a forma di testa di porco. "Ah! e mmo chi è lu cujone?"

inaspettatamente in aiuto dei nostri eroi arrivò il mitico pirata Ziotomm, infatti la nave avvistata dalla Battacciasànde prima dell'arrivo del Porkraken era proprio il suo galeone spagnolo chiamato "galleggiasànde" (la desinenza "sande" nell'antica lingua dei vichinghi d'abruzzo, può essere tradotta con la parola "barca").
la bandiera pirata raffigurante una gallina, svolazzava sul pennone del galeone, che sembrava più una galea ed era timonata da un vero galeotto.
la nave si mise in rotta della battacciasande e come una furia del mare virò poderosamente a dritta per colpire il porkraken e spezzare il tentacolo che stringeva desideroso il povero Venanzje. l'epica battaglia sembrava non avere fine, a ogni colpo portato a segno da ziotomm, un nuovo tentacolo spuntava minaccioso dalle scure e gelide acque.
la lotta, però, aveva creato un moto ondoso talmente forte che la piccola imbarcazione di 'Ndonje lu cafone rollava e beccheggiava in tutte le direzioni imbarcando acqua a più non posso. il contadino si reggeva come meglio poteva, ma l'onda fatale giunse e rovesciò lui e il suo carico di pannocchie (o anche marulli o marrocche) in mare. Venanzje ormai libero dalla presa dei tentacoli del mostro, si affacciò a babordo e vide le marrocche galleggianti e 'ndonje che si agitava come un ossesso, (non tanto perchè non sapeva nuotare, ma proprio per il cattivo rapporto che intercorreva tra lui e l'acqua). ma non solo, venanzje notò anche che il porkraken stava procedendo verso il cafone, forse attirato dal granturco (cibo ritenuto etnico da tutti i kraken e, in quanto tale, raro e costoso).
così, intuite le intenzioni della creatura tentacolare, Venanzje si sporse e gridò: "porkrakeeeeenn lasce perd' le marrocche magnete llù cafone puzzolende de 'ndonje, cuscì s'ambare arfrecacce pecchè faceme li marenar'."
gli uomni della battacciasànde non attesero un attimo per seguire il loro capitano e intonare "mangialo tutto tutto tutto, mangialo sano sano sano...."
in tutto questo trambusto ziotomm, libero dall'ingaggio della battaglia, fissava a braccia conserte e con la testa leggermente inclinata su un lato la triste scena da stadio"...

Ziotomm sulla tolda della galleggiasànde pensava che, a seguito dell'inevitabile scomparsa di 'Ndonije lu cafone, qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura dei suoi campi.
Mi piace 'stu post'. Ci pozz' piandà la 'liv' esclamò compiaciuto.
Così coi possedimenti che già c'ho a Mozzagrogna e Tornimparte, pozz' divendà 'nù latifondist'. E pensà che patr'm mi vulev' fà fà l'impiegat' a le post'!
A tali parole, il volto di Ziotomm si rigò di lacrime: lui un latifondista!
"Nen sacc' manc' coma cazz' si scriv'!
I suoi sogni di espansione territoriale però, subirono un duro colpo quando si accorse che gli mancava la cosa che distingueva i veri latifondisti dai cafoni arricchiti: un travocco mansardato e una copia originale di "Cafoni Templari" il libro introvabile su cui aleggiavano misteriose voci di maledizioni e leggende...
Decise così di stringere una solidale amicizia con Venanzjie e i suoi amici per partire tutti insieme alla ricerca dell'agognato libro.
"'na cos' a la vot'. Prim' lu libr' e dapù lu travocc'"

Premessa: chi è Venanzije?

Venanzije siamo noi, anzi, c'è sempre un piccolo Venanzije in ognuno di noi.
Nei più coraggiosi Venanzije entra da dietro, negli altri si limita a seguirli da presso.
E' la parte più genuina e innocente dell'uomo, Pascoli la chiamerebbe "fanciullino"; ma, sentendo parlare di Pascoli, il Venanzije che c'è in noi risponderebbe: "auà 'mbapì cà le pecor' là dì arpurtà ogni ser' a lù stazz', sennò lì lup' nen ti ci lasci'n mang' la lan' ppè ffà li matarazz'. 'Cciasand' ti s'à dà dic' tutt'!"

mercoledì 30 settembre 2009

Chi cazz' set'?

Venanzije Blog nasce da un'idea partorita davanti ad un piatto di rintrocili coi bastardoni circa 24 ore fa.
E' un blog condiviso tra alcuni (i più prolifici) degli AA (anobiisti abruzzesi), in origine dovevamo essere un insieme di appassionati di libri, ma poi ci siamo detti: "vù mett' quand'è meij ddù sacicc' nghè lù vin' chè ddù libr' e nà penn'?"
E quindi ci siamo ritrovati mese dopo mese, settimana dopo settimana; incrociando amicizie, viaggi, bevute, consigli, dolori e gioie.
E, 'cciasand', siamo diventati amici! Ma amici, amici.
Con la doppia A!

PS: molti post saranno scritti in vernacolo abruzzese e conterranno riferimenti a film e/o pubblicità doppiate in abruzzese.
Se risultasse proprio incomprensibile saremo ben lieti di tradurvi o spiegarvi il tutto.
Però c'avet'à pagà, cà a ecc' nzi pazzije!